venerdì 23 novembre 2007

Materiali e metodi

Tutte le prove descritte in questo spazio, dove non espressamente indicato, sono svolte utilizzando il mio impianto alta fedeltà, che è utilizzato come riferimento.

L’impianto è composto da un CD player Wadia 581i, da un Pre VTL TL6.5 signature, un finale VTL ST150 e due diffusori ESL63, appena revisionati nella elettronica e nei pannelli. Gli apparecchi sono appoggiati su di un tavolino solidsteel largo e basso. Gli apparecchi che vengono provati sono appoggiati a terra, davanti al tavolino. I cavi di rete sono quelli forniti dalla fabbrica, i cavi di segnale che collegano CD, pre e finale sono dei MIT shotgun della lunghezza di un metro ciascuno, i cavi che collegano l’amplificatore alle casse sono i cavi a bassa capacità prodotti dalla Quad espressamente dalla casa madre, della lunghezza di 2 metri ciascuno.

La stanza dove si trova l’impianto è di circa 6 metri per 5, alta 3,30 metri, i diffusori sono disposti ai vertici di un ideale triangolo al centro del quale c’è un divano (modello Bastiano, a tre posti, ci si stringe) dove si siedono gli ascoltatori. Gli stessi posti vengono mantenuti durante tutta la prova. I diffusori sono distanziati tra loro di circa 3,50 metri, e sono distanti circa 1 m dalla parete posteriore, che è nuda, a parte un TV plasma al centro tra i due diffusori e dei quadri che si trovano più in alto, sopra l’altezza di 1.80 circa. L’ambiente è molto assorbente, considerato che le altre tre pareti della stanza sono coperte da una libreria in legno che contiene dischi, cd e libri.

Le prove vengono condotte nel seguente modo. Il volume viene normalizzato in maniera rude accendendo un PC portatile su di una scrivania che è nella stanza, collegando un microfono stereo a condensatore (di quelli piccolini) Sony all’ingresso “micro” del computer, e viene regolato in modo omogeneo utilizzando un programma che registra (total recorder) questo programma ha una sorta di VU meter digitale, ed il volume viene regolato prendendo questo come punto di riferimento. A questo punto, con l’impianto nella conformazione “nativa” vengono ascoltati i seguenti brani. Il primo è “pennies from heaven”, dal disco Chesky “Portrait”. Il secondo è “No Frontiers”, dal disco omonimo di Mary Black. Il quarto è il concerto per pianoforte n.1 di Chopin suonato da Wild, sempre Chesky (questo ultimo viene ascoltato per un paio di minuti), il quinto è I’ve got the music in me di Thelma Houston, in CD dal direct disc Sheffield.. Si decide arbitrariamente che questa valutazione è lo standard. (10)

A questo punto si inizia la prova. Davanti all’impianto viene posto una specie di siparietto che lo copre completamente, lasciando completamente liberi i diffusori ai lati. Una assistente (la mia gentilissima fanciulla) collega uno degli apparecchi da provare e noi, per ognuno dei brani, diamo un voto da 1 a 10 che determina il nostro giudizio complessivo sul suono. Ascoltiamo uno dopo gli altri tutti i brani, e poi la valletta (se mi legge sono morto) cambia i collegamenti, nel mentre noi ci distraiamo, e poi riascoltiamo i quattro brani, dando i nostri voti. Nessuno di noi ovviamente può parlare, e deve dare i voti in maniera indipendente. Alla fine di tutto la valletta ci svela l’ordine degli apparecchi (uno è sempre l’impianto “nativo) e noi elaboriamo i dati con un programma statistico. Riteniamo un apparecchio migliore o peggiore di un altro se la significatività dei dati è superiore a p=0.1.

Una particolare prova detta “soprano” viene fatta dal solo scrivente, ascoltando quattro volte un disco cantato da una soprano alla quale il sottoscritto è stato sposato. Conoscendo quella voce molto bene, viene dato un voto semplicemente si o no a seconda dell’accuratezza timbrica. Il tutto per quattro esecuzioni, alla cieca

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